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Mi chiamo Anna Borrelli e frequento la V A del liceo scientifico opzione scienze applicate.

La scelta di questo argomento non è stata fatta a caso. Da qualche anno ho scoperto di avere un particolare interesse per il mondo fantascientifico: mi appassionano libri, film e qualsiasi cosa collegata a questo genere. L’idea di trattare questo tema mi è nata quando ho visto “In Time”, un film in cui la vita delle persone è scandita da un orologio genetico posto sul braccio che segna il tempo che manca alla loro morte.

Questo film quindi mi ha fatto riflettere e mi ha fatto chiedere cosa sia in realtà il tempo e quale significato gli si attribuisce.

Pensare al tempo sembra semplice come guardare le lancette, ma in realtà è uno dei misteri più affascinanti e complessi dell'universo. Seppure sembri un ente esterno che regola il mondo, il tempo può essere concepito solo in relazione al trascorrere degli eventi, può essere percepito solo soggettivamente, in quanto è ciò che scandisce la nostra vita quotidiana, lo scorrere della vita, di attimi, di momenti, che ormai sono stati vissuti e non torneranno più.

La sua complessità ha fatto si che filosofi, artisti, scienziati si interessassero a questa tematica per cercare di comprendere il suo significato, e ognuno ne ha dato una propria interpretazione.

Nel corso della storia il modo di concepire il tempo è mutato radicalmente. Ogni filosofo fin dall’antichità ha dato una propria definizione di tempo. Platone lo definisce “immagine mobile dell’eternità”, Aristotele invece “la misura del divenire secondo il prima e il poi”; per Kant infine il tempo è “la forma del senso interno”, ossia la rappresentazione innata in noi che costituisce il fondamento dei nostri stati interiori e in virtù della quale noi li percepiamo sempre uno dopo l'altro, in una successione regolare di passato, presente e futuro.

Osservando le lancette degli orologi correre sempre con lo stesso ritmo siamo portati a pensare che dal punto di vista scientifico il tempo sia uguale per tutti, ovunque.

In realtà, come Einstein dimostra con la teoria della relatività, il tempo è relativo, cioè cambia in base al sistema di riferimento. Con questa teoria viene meno il concetto di tempo assoluto teorizzato da Newton, cioè di un tempo che scorre immutabile e indifferente, identico in tutti i sistemi di riferimento. 

Einstein ebbe alcune discussioni sul tempo con grandi pensatori della sua epoca, tra cui il filosofo francese Henri Bergson, che contrappose al tempo della scienza, cioè inteso come una successione di istanti diversi, come qualcosa di misurabile e quantificabile, il tempo della coscienza (che egli chiama “durata”), che è come un continuum all’interno del quale coesistono passato e presente. In questa successione, i momenti precedenti si fondono con quelli seguenti, senza che sia possibile distinguere lo stato del cambiamento, “come accade ad esempio quando ricordiamo, fuse per così dire insieme, le note di una melodia”. Questo tema della filosofia di Bergson ha influenzato molto la letteratura del Novecento, in particolar modo Italo Svevo, che inaugura la tecnica narrativa del tempo misto, e Marcel Proust, con le sue teorie sulla memoria. Un altro autore che prende ispirazione dalla durata di Bergson è Virginia Woolf, che concepisce il tempo come dimensione “interiore” di ogni anima.

Le teorie di Einstein influenzarono non solo filosofie e scrittori, ma anche il pittore spagnolo Salvador Dalì, che nel dipinto “La persistenza della memoria” raffigurò alcuni orologi molli, dalla consistenza quasi fluida, simboli dell'elasticità del tempo.

Il tempo quindi è un’entità che l’uomo non ha mai percepito allo stesso modo nel corso della storia, e la sua importanza è andata sempre più ampliandosi con l’evolversi del pensiero filosofico, letterario, scientifico e artistico, affermando il suo valore inestimabile per tutti gli uomini.

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