Italo Svevo e Marcel Proust

I temi della filosofia di Bergson hanno influenzato molto la letteratura del Novecento, in particolar modo Italo Svevo con l’opera “La coscienza di Zeno”, e Marcel Proust con “Alla ricerca del tempo perduto”.

LA COSCIENZA DI ZENO

Nei primi due romanzi di Italo Svevo, “Una vita” scritto nel 1892, e “Senilità” pubblicato nel 1898, la storia è narrata in ordine cronologico. Ne “La coscienza di Zeno”, suo ultimo romanzo del 1923, invece la narrazione non è più organizzata in modo cronologico, ma il racconto è spezzato in tanti momenti distinti, episodi recenti vengono mescolati con ricordi remoti, il presente irrompe nel passato. Questa tecnica narrativa è definita da Svevo “tempo misto".

Inoltre, non vi è più un narratore esterno, ma il narratore è lo stesso protagonista, Zeno Cosini, che narra, attraverso la stesura di un memoriale, alcune vicende personali. Si tratta quindi di una confessione autobiografica scritta dal protagonista su invito dello psicoanalista, il dottor S. (da cui era andato per curare la sua nevrosi), come preparazione alla terapia vera e propria.

Il romanzo è suddiviso in otto capitoli, di cui sei sono capitoli tematici, preceduti da una Prefazione, del dottor S., e un Preambolo del protagonista Zeno Cosini. Nella Prefazione, scritta dal dottore, questi dichiara che pubblicherà il manoscritto per vendicarsi del paziente Zeno, che ha interrotto la cura. Inoltre, il dottor S. mette in guardia il lettore dalla quantità di "verità e bugie", presenti nel memoriale. Zeno, essendo un nevrotico, non è in grado di fornire un'interpretazione attendibile dei fatti.

Nel Preambolo Zeno dichiara di aver cominciato a scrivere solo dopo aver consultato un trattato di psicoanalisi e presenta la sua scrittura come un insieme di ricordi della sua adolescenza e maturità.

Nel primo capitolo “Il fumo” egli racconta dei tentativi fallimentari di smettere di fumare; ne “La morte di mio padre” narra gli ultimi istanti di vita del padre con cui non ha mai stabilito un rapporto positivo, dato che da lui era considerato un fannullone.

Al suo rapporto con la famiglia Malfenti è dedicato il capitolo dal titolo “La storia del mio matrimonio”; il signor Malfenti, oltre ad essere il suo datore lavoro, diventa una sorta di protettore di Zeno, che tra le sue figlie trova anche una moglie. Rifiutato da Ada e Alberta, egli è accettato da Augusta, che si rivela una moglie ideale. Pur essendo appagato dal suo matrimonio, Zeno intreccia una relazione extraconiugale con Carla Gerco, una giovane di modesta condizione sociale che aspira a diventare cantante e che apprezza le seppur limitate doti di Zeno come suonatore di violino. Il travaglio di questa relazione con i suoi sensi di colpa è narrato nella parte “La moglie e l'amante”.

Nel capitolo “Storia di un'associazione commerciale” Zeno rievoca il suo odio nei confronti del cognato Guido Speier, abile uomo d'affari, che incappa in un tracollo finanziario e si suicida. La morte del cognato si rivela per Zeno un'occasione fortunata, perché egli rileva l'azienda e risolve le questioni economiche con successo, acquistando stima presso la famiglia.

In un diario conclusivo, che viene aggiunto al memoriale con il titolo “Psico-analisi”, Zeno annuncia la sua decisione di abbandonare la cura, criticando il metodo psicanalitico del medico e dichiarando di essere guarito dalla sua malattia grazie a una serie di successi commerciali favoriti dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Come si può notare quindi la struttura e le sequenze temporali procedono per argomento nel susseguirsi di eventi che il protagonista rivive in libera successione con il fluire dei ricordi. È un continuo alternarsi di passato e di presente, con una molteplicità di punti di vista e di retrospettive, nella realtà senza tempo della coscienza. La coscienza non è più un’unità identica ed ordinata, ma si scompone e si ricompone continuamente attraverso un complesso di esperienze, di ricordi, di sentimenti, di desideri rivissuti da Zeno nello smarrimento e nel buio della sua realtà esistenziale.

Ed infatti protagonista del romanzo è proprio la coscienza nella quale si intrecciano e si mescolano disordinatamente i frammenti della memoria al di fuori di ogni percorso cronologico.

Zeno è un ricco triestino appartenente alla classe borghese, all’interno della quale non riesce però a integrarsi perfettamente.

Egli è il rappresentante perfetto dell’inetto sveviano. L’inetto Zeno è un uomo eternamente indeciso, incapace di prendere in mano le situazioni.

Zeno è inadeguato a vivere nel mondo borghese di cui fa parte, si sente a disagio e prova un continuo senso d'inferiorità. Egli insegue sempre una felicità che si dimostra illusoria e irrealizzabile ed è tormentato da un eccesso di coscienza, cioè dal voler sempre analizzare le cose della vita e svelarne le falsità e gli inganni, su cui si basa la vita borghese. Tuttavia, Zeno non riesce a sottrarsi a quei valori borghesi che capisce essere falsi e continua a vivere in questa contraddizione. 

La peculiarità di Zeno rispetto ai personaggi dei precedenti romanzi di Svevo è il distacco umoristico: mentre si autoanalizza Zeno tende a sfuggire dalla serietà di questa analisi, a non prendersi troppo sul serio.

Zeno capisce che ogni serietà non è altro che un'illusione e preferisce presentarsi come un personaggio comico, mantenendo il sorriso anche nelle situazioni più drammatiche.

Il romanzo è percorso dal tema della malattia di Zeno, che si può identificare con la sua inettitudine, con il suo non saper stare al mondo. Questo porta Zeno a sottoporsi alla psicanalisi, che è il motivo della scrittura stessa del romanzo.

Ripercorrendo le vicende della propria vita, il medico spera che Zeno riporti a galla il trauma che ha determinato la sua malattia, ma la cura sembra non aver effetto e Zeno l’abbandona. Interessante però il fatto che non appena abbandoni la cura Zeno si dica guarito, grazie a un inaspettato successo commerciale. 

Il mondo che fa ammalare Zeno è anche la cura, ma questo lieto fine è in qualche modo annullato dalle ultime pagine del libro, in cui Zeno profetizza un’apocalisse, un’enorme esplosione che distruggerà il mondo. La malattia di Svevo allora può essere paragonata alla malattia del mondo, una civiltà malata la cui unica via d’uscita è l’annientamento totale.  

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Nell’opera “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust il tempo della narrazione si dilata o si restringe secondo il tempo interiore del protagonista, Marcel, che racconta le proprie esperienze: un episodio di qualche minuto può occupare intere pagine, invece anni di vita possono riassumersi in poche righe.

Nell’opera Proust spiega quelli che sono i meccanismi secondo i quali si avvia il recupero della memoria: in primo luogo il recupero del passato non avviene attraverso la “memoria volontaria”, che è intesa come la normale capacità di registrare e ordinare i ricordi del passato, ma attraverso la “memoria involontaria”, che richiama eventi che sembravano sepolti e resuscita il passato. La memoria segue le “intermittenze del cuore”, illuminazioni improvvise che suscitano la resurrezione del passato, rendendolo attuale.

Quindi a risvegliare e mettere in azione questa memoria, basta lo stimolo di una sensazione visiva, o olfattiva, come un profumo o un sapore, perché dentro di noi riaffiori un ricordo che è legato a quella percezione. Un esempio è l’episodio della madeleine: infatti il sapore del biscotto inzuppato nel tè ricorda al protagonista le giornate d'infanzia passate a casa della zia malata a Combray.

L’opera è composta di sette volumi ed è ambientata nell’alta società francese.

Il primo libro, “Dalla parte di Swann” narra, nella parte iniziale, l'infanzia di Proust nel villaggio francese di Combray, dove è entrato in contatto con il mondo dei duchi di Guermantes e con Swann, un gentiluomo di cui si narra la passione che l’ha condotto al matrimonio con una cortigiana, Odette de Crécy.

Nel secondo libro, “All'ombra delle fanciulle in fiore”, Marcel è ormai cresciuto, e si trasferisce da Combray a Parigi, frequentando l'amico Charles Swann e la moglie Odette. Nel frattempo, lui si innamora di Gilberte, figlia della signora Swann, e, successivamente, nel corso di un lungo soggiorno con la nonna in un hotel di Balbec, sulla costa della Normandia, di Albertine, adolescente tra altre fanciulle "in fiore".

In “I Guermantes” Marcel abita nel palazzo dei Guermantes, frequenta abitualmente gli esponenti della società più elegante, subendone il fascino, e diventa intimo della contessa Oriane, di cui si innamora.

In “Sodoma e Gomorra”, il quarto libro, il tema centrale è l’omosessualità del barone di Charlus, fratello del duca di Guermantes, innamorato di un giovane musicista, e di Albertine, alla quale Marcel si è riavvicinato, ma quando scopre che Albertine lo tradisce con una donna d'alto rango, decide di rompere la relazione.

In “La prigioniera” Marcel è deciso a perdonare Albertine e la porta a vivere con lui, affinché possano avere una vita felice. Tuttavia, la gelosia riappare, e Marcel arriva a segregare in casa la sua amante e farla sorvegliare da una serva. Alla fine, Albertine fugge di casa, lasciando una lettera a Marcel.

In “La fuggitiva” Marcel cade in profonda depressione, quando scopre che Albertine è mortain un incidente a cavallo. Nel dolore, incontra per caso la vecchia conoscenza Gilberte Swann, di cui cade di nuovo innamorato, anche se è costretto a farsi da parte, visto che è promessa sposa al nipote del barone Charlus. Alla fine della storia però, Marcel scopre con stupore che anche il marito di Gilberte condivide l'omosessualità dello zio.

Nell’ultimo libro “Il tempo ritrovato” Marcel trascorre gli anni della Prima guerra mondiale in una casa di cura. Alla fine della guerra torna a Parigi, trovandola molto cambiata dal periodo felice della Belle Époque. Incontra di nuovo tutti i suoi conoscenti, che trova irrimediabilmente mutati dal tempo. Decide di recarsi ad un ricevimento nel salotto della famiglia Guermantes, dove alcune folgorazioni improvvise gli riportano alla mente momenti del passato, che gli portano una sensazione di felicità. Marcel decide allora di scrivere in libro in cui narrare i suoi pensieri. È proprio quello che il lettore sta leggendo.

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